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Eddie Van Halen – “Rest in Power!”

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Eddie van Halen se n’è andato.

“Rest in Power!”: così, rubando il messaggio di dolore usato per chi è scomparso dopo una vita di lotte contro razzismo e ingiustizie sociali, i canali social vengono invasi da tweet e post per ricordare Eddie van Halen, morto ieri, martedì 6 ottobre, a soli 65 anni per un cancro ai polmoni. Un’esclamazione mutuata anche dal mondo dell’hard rock e dell’heavy metal, con quel “power” a definirne appunto la forza e la vitalità. Un termine che mette subito in chiaro l’influenza che il musicista olandese, naturalizzato americano, ha avuto su chiunque volesse avvicinarsi alla chitarra elettrica. E su molti colleghi, che con lui, nel corso degli anni, hanno condiviso i primi posti di ogni classifica dedicata ai migliori chitarristi al mondo.

Fonte: Repubblica

Wikipedia da oggi recita:

Edward Lodewijk van Halen, detto Eddie (Amsterdam, 26 gennaio 1955 – Santa Monica, 6 ottobre 2020), è stato un chitarrista olandese naturalizzato statunitense.

Già… è stato… perché mai potresti credere che un colosso come EVH possa venir meno a questo mondo.
Non lui, non il RE, non IL Chitarrista che ha fatto scuola a tutti i Guitar Hero oggi in circolazione e che col suo lascito continuerà a farlo per parecchie generazioni a seguire, eppure, per quanto triste, ieri sera il mondo ha dovuto scontrarsi con questa tremenda, assurda e ingiusta notizia.

Il primo a twittare, naturalmente, è stato il suo unico figlio, Wolfgang van Halen, nato nel 1991 dall’unione con l’attrice Valerie Bertinelli, conosciuta il 29 agosto 1980 a un concerto dei Van Halen.

“Non posso credere di doverlo scrivere, ma mio padre, Edward Lodewijk Van Halen, ha perso la sua lunga e ardua battaglia con il cancro questa mattina. E’ stato il miglior padre che potessi desiderare. Ogni momento che ho passato con lui sul palco e fuori è stato un dono. Il mio cuore è a pezzi e non credo mi riprenderò mai del tutto da questa perdita. Ti voglio tanto bene, Papà”.

Chi è Eddie van Halen?

Co-fondatore dell’omonimo gruppo, viene annoverato tra i più influenti, innovativi e talentuosi chitarristi del XX secolo soprattutto grazie al perfezionamento della tecnica del tapping, che ebbe grande impatto sulle generazioni successive di chitarristi in particolare della scena hard rock e heavy metal.

La rivista Rolling Stone lo ha classificato all’ottavo posto tra i cento migliori chitarristi di ogni tempo, mentre la rivista specializzata Guitar World lo classifica al primo.

E potrebbe bastare già questo per chiudere il cerchio, mettere la parola fine e …tutti gli altri a casa!

Bio

Era il minore dei due figli di Jan van Halen e di Eugenia van Beers; vive nei Paesi Bassi fino ai sette anni, quando emigra assieme alla famiglia negli Stati Uniti stabilendosi a Pasadena.

Si avvicina alla musica studiando il pianoforte e la batteria, ma la sua vera vocazione la trova a dodici anni quando inizia a suonare la chitarra di suo fratello maggiore Alex: i due fratelli crescono sviluppando i propri stili musicali, studiando prevalentemente rock con una particolare predilezione per i Beatles e i Led Zeppelin e, al momento di formare il loro primo gruppo, in accordo con il fratello Eddie passa definitivamente alla chitarra e Alex alla batteria.
Verso la fine degli anni settanta i due, assieme al bassista Michael Anthony e al cantante David Lee Roth, danno vita ai Van Halen.

Fonte: Wikipedia

Stile

La principale innovazione tecnica che ha permesso a Van Halen di salire nell’Olimpo della chitarra è senz’altro il tapping, che consiste nel suonare lo strumento con entrambe le mani sulla tastiera in modo da coprire intervalli inusualmente ampi e impossibili da raggiungere con il legato tradizionale. Al di là di questo, comunque, Van Halen costituisce un punto di riferimento per varie generazioni di chitarristi sia per il suo approccio originale nella creazione degli assoli che per la grande attenzione alla ritmica, nella quale sono ricomprese una grande padronanza del suono e persino la personalizzazione dello strumento, divenuta dopo di lui un’abitudine degli artisti rock.

Ha suonato anche come turnista per altri artisti: nel 1983 fu infatti scritturato per suonare l’assolo in Beat It di Michael Jackson, prodotta da Quincy Jones. Al tal proposito, alcuni anni più tardi Jennifer Batten, turnista di Jackson, eseguì lo stesso assolo in uno studio di registrazione in cui, per casualità, era presente anche van Halen; ascoltate le prime note dell’assolo, Eddie si recò nello studio adiacente e chiese a Batten di rifarlo con la sua Kramer 5150. Una volta terminato le chiese di farglielo rivedere perché non avendolo più rifatto dall’epoca della registrazione l’aveva dimenticato.

Fonte: Wikipedia

Ciao Eddie, “Rest in Power!”
e GRAZIE di tutto! ❤


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4 anni ago

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